lunedì 4 aprile 2022

"La dea in fiamme" by R. F. Kuang (The Poppy War #3)

<<If I lose it all, slip and fall
I will never look away
If I lose it all, lose it all, lose it all
If I lose it all outside the wall
Live to die another day
I don't want anything, I'm just here to... BEWARE!>>




TRAMADopo aver salvato il Nikan dagli invasori stranieri e aver combattuto l'infernale imperatrice Su Daji, Fang Runin è stata tradita dai suoi alleati e abbandonata in fin di vita. Nonostante tutto ciò che ha perso, Rin non ha rinunciato a lottare per il popolo delle province meridionali, a cui ha sacrificato così tanto, e soprattutto per il suo villaggio natale, Tikany. Nel tornare alle sue radici, Rin dovrà fronteggiare ardue sfide, ma anche inaspettate opportunità. I suoi nuovi alleati alla guida della Coalizione del sud sono astuti e infidi, ma Rin si accorge presto che a detenere il vero potere nel Nikan sono i milioni di cittadini comuni assetati di vendetta che la venerano come una dea salvatrice. Appoggiata dal massiccio esercito del sud, Rin userà ogni arma per sconfiggere la Repubblica del Drago, i colonizzatori esperiani e tutti coloro che minacciano le arti sciamaniche e coloro che le praticano. Acquisterà maggiore forza o influenza, ma sarà anche in grado di resistere al richiamo della Fenice, che la spinge a dare alle fiamme il mondo intero?

P.S. Sì, la sigla di Attack on titan non è messa a caso.

Voi non avete idea di quanto tempo mi ci sia voluto per scrivere questa recensione. E questo può considerarsi solo un grandissimo punto a favore, credetemi. In breve, mi sento come quella volta che vi ho fatto lo speciale di Throne Of Glass, completamente vuota e sfinita per aver provato troppe emozioni ma allo stesso tempo davvero molto felice di aver portato a termine questa meravigliosa avventura.

RIFERIMENTI TROVATI: Star Wars (Reylo -sentivo Duel of the fates ogni volta che Rin e Nezha combattevano- FATE VOI), ATLAS (Zutara OVVIAMENTE), Attack On Titan, Game Of Thrones (i dialoghi perfetti, cotti al punto giusto come i ravioli che adora preparare Su Daji. BADUM-TSSS).

GIUDIZIO: Siamo già arrivati alla fine di questa meravigliosa trilogia? Purtroppo sì. Sono stati dei mesi itensi, ricchi di attesa, di pianti e strepiti e sono certa che in questo momento vi stiate domandando se ne sia valsa la pena. Ebbene, la mia risposta è semplicemente...


Sarei tentata di chiudere la recensione qui e non dire altro, anche perché ormai, se siete arrivati a questo punto della storia di Rin e del Nikan, sapete come sono messe le cose -ovvero per niente bene, il che comunque sarebbe un eufemismo- e non vi resta che vedere dove vi porta la corrente. "Ma al di là del fiume cosa c'è?", come diceva lei:


Morte. Disperazione. Urla. Io che mi aggrappo alla poca sanità mentale di Rin come Meeko alla testa di Pocahontas. 
In buona sostanza, questo terzo capitolo ci butta in mezzo agli orrori della guerra da pagina uno. Senza tanti fronzoli, rivediamo subito i nostri amati Rin e Kitay sul campo, impegnati in una guerra straziante e che sta piano piano lacerando gli animi di tutti i soldati. 
Rin si ritroverà a dover affrontare gli stereotipi del caso (che vanno dal "una donna non può guidare un esercito" al "non ci fidiamo di lei perché è un mostro imprevedibile") mentre Kitay dovrà cercare di farla stare calma il più possibile prima che incenerisca ogni cosa e persona che si presenta sul suo cammino.
Dall'altra parte del fronte troviamo invece Nezha (anche se la sua presenza, per quanto mi riguarda, è stata fin troppo ridotta all'interno di questo libro e, sinceramente, non mi bastano due paginette con il suo POV alla fine -comunque molto belle eh- per sopperire a questa mancanza), finalmente al governo, certo, ma di fatto solamente un burattino del nuovo governo degli esperiani (voce fuoricampo: pensieri sono stati pensati ogni volta che usava i suoi poteri e mi fermo qua).


<<Non era andato lì per combattere, ma per metterla in imbarazzo. 
Aveva scatenato il proprio dio contro quello di Rin e aveva vinto. 
Nezha abbassò le braccia. La barrierà crollò, infrangendosi contro gli scogli. Riprese a diluviare. Rin sputò una boccata d'acqua, aveva il viso in fiamme. 
Nezha le rivolse un lieve cenno provocatorio con la mano.>>


La storia si sviluppa in maniera molto lenta ma allo stesso tempo velocissima (è una sensazione strana, lo so): la Kuang è riuscita a tenere un ritmo praticamente perfetto durante tutto il libro; unico punto che va un po' a sfavore è la logica che sta alla base di alcuni avvenimenti all'interno del romanzo ma non vi preoccupate perché, nel bel mezzo del delirio che si viene a creare, questa piccola cosa passa in secondo piano. 
La caratteristica più importante di questo libro è che sia riuscito a far passare -purtroppo- lo stesso messaggio che tutti ben conosciamo e con il quale ci dobbiamo confrontare anche al giorno d'oggi, ovvero quanto la guerra sia brutale e disumanizzante e che, comunque vada, la storia si ripeterà sempre.


<<<Io sono la forza della creazione. (...) Io sono la fine e l'inizio. Il mondo è una tela e io ho in mano il pennello. Io sono una dea>>


Oltre alle scene d'azione che, come al solito, sono state rese alla perfezione, anche la parte psicologica dei personaggi è stata approfondita ulteriormente rispetto agli scorsi libri (e non solamente dei principali, attenzione, in questo terzo libro scopriamo davvero molte più cose riguardo altra gente che conosciamo bene dai precedenti romanzi). 
Rin, Kitay e Nezha sono maturati un sacco da quando gli abbiamo conosciuti ne La guerra dei papaveri e reputo il loro percorso e le relazioni che hanno intrecciato negli anni oltremodo coerenti ed elaborate. L'amicizia tra i tre è bellissima, nonostante tutto loro vorrebbero ancora essere tre studenti della Sinegard che non devono pensare alla guerra, vogliono tenersi per mano per affrontare il futuro insieme anche se sanno che questo è solamente un sogno irrealizzabile. E poi che dire di Rin e Nezha? Vogliamo davvero parlare di questa storia d'amore? Tutti gli altri enemies to lovers devono solamente spostarsi e fare spazio a questi due sul podio. Il mio cuore non ce la fa più in ogni caso, io ve lo dico: munitevi di fazzoletti.


<<Il problema non era che non aveva nulla da dire, ma che aveva troppo da dire e non sapeva da dove cominciare perché qualsiasi cosa le venisse in mente sembrava inadeguata.
"Avresti dovuto uccidermi" disse lei alla fine.
Nezha la fissò a lungo. Rin non fu in grado di leggere la sua espressione: quello che credeva di scorgere la confuse solamente. "Ma io non ho mai voluto ucciderti."
"Allora perché?"
(...)
"Dovere" disse lui. "Non l'avresti capito."
Nezha la guardava in silenzio, con la spada che gli penzolava vanamente al fianco. Il viso si contorse in una smorfia, dando l'impressione che anche lui fosse tormentato da pensieri che mai avrebbe pronunciato ad alta voce.
Ucciderlo sarebbe stato facilissimo. (...).
'Quante altre occasioni hai intenzione di sprecare?' le chiese Altan.
'Almeno un'altra' pensò lei, ignorando la beffarda risata di Altan.
Se solo fosse riuscita a ricordare come odiare Nezha, l'avrebbe già ucciso.>>


Rin, Kitay e Nezha sono figli di un impero spezzato, dilaniato dalla povertà e dall'instabilità della società stessa e Rin è quella che più di tutti ha vissuto queste emozioni sulla sua pelle, considerando anche la discriminazione subita -non solo in quanto donna ma anche come ultima speerliana: il suo personaggio rimarrà nella storia per essere un'antieroina magnifica, per essere la personificazione della vendetta di un popolo stremato che vuole insorgere contro i propri oppressori. Come ben sappiamo, però, cercare vendetta non porta che alla continuazione di un ciclo infinito di violenze e distruzione che l'impero non può più permettersi. Per tornare alla pace non si può continuare a fare la guerra. 
Ecco perché, per quanto mi riguarda, il finale secco e brutale de La dea in fiamme -che mi ha fatto piangere come una disgraziata, aggiungo- è da considerarsi perfetto: ora che tutte le battaglie sono finite c'è solo da sperare che il regno possa migliorare e diventare più unito di prima. E solo questo si può fare, sperare, perché "del doman non v'è certezza".


<<"Sei la cosa peggiore che possa capitare a questo paese. (...) Questa gente merita di meglio."
"Io sono esattamente la persona che si meritano" disse lei. "Non vogliono la pace. Vogliono vendetta. Ed eccomi qui.>>

Vi lascio con il voto miei cari lettori (che, attenzione, corrisponde anche a quello dell'intera trilogia) e con la bellissima notizia che ad agosto -se tutto va bene- potremo leggere una novella prequel sulla Trifecta. Non vedo l'ora onestamente. 
Arrivederci alla prossima recensione!




 








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