giovedì 23 aprile 2020

"Romanov" by Nadine Brandes

<<Feste e balli, fantasie
è il ricordo di sempre
ed un canto vola via
quando viene dicembre
sembra come un attimo 
dei cavalli s'impennano
torna quella melodia che il teeempo portò viaaaaa...>>




TRAMA (tradotta da me): 

I libri di storia dicono che sono morta. 
Loro non ne conoscono nemmeno la metà.

Ad Anastasia "Nastya" Romanov è stata data un'unica missione: portare via di nascosto nella sua valigia un antico incantesimo mentre si reca in esilio in Siberia. Potrebbe essere l'unica salvezza della sua famiglia. Ma il leader dell'esercito bolscevico li sta inseguendo e lui ha già cacciato dei Romanov prima.
Le sole possibilità che Nastya ha di salvare se stessa e la sua famiglia sono rilasciare l'incantesimo ed affrontarne le conseguenze oppure chiedere aiuto a Zash, il bel soldato che non si comporta come il bolscevico medio. Nastya si è solo dilettata con la magia, ma non sembra spaventarla tanto quanto la sua crescente attrazione verso Zash. Le piace. Pensa anche che a lui possa piacere lei.
Tutto questo però finché lei sarà da una parte del plotone d'esecuzione... e lui dall'altra.


Allora miei diletti come state? Tutto bene? Stavate cantando anche voi poco fa? Come vi capisco!



Oggi parliamo del bellissimo romanzo standalone della Brandes, Romanov, l'ultimo retelling che non sapevo di volere della Granduchessa Anastasia. 
Dico solo una cosa a questa autrice: grazie. Dopo tanti libri o serie tv che mi hanno delusa su questo argomento (tipo The Romanoffs su Amazon Prime? AIUTOH) finalmente è arrivato qualcosa che mi ha fatto battere il cuore e ritrovare l'atmosfera non solo del cartone ma anche quella guerra civile. Potete dirmi quello che volete, ma nessuna linea dinastica reale potrà mai raggiungere la grandezza dei Romanov!

P.S. Alla fine del libro potete trovare tutta la spiegazione sui fatti veri ed inventati dall'autrice. Posso dire che è stata una mossa molto furba? Se avesse messo quella spiegazione all'inizio non si sarebbe creato lo stesso climax che invece abbiamo avuto, leggendo quelle poche righe con la stessa sensazione che proviamo quando arriviamo alla fine di un film tratto da storia vera e leggiamo le ultime frasi su sfondo nero con la lacrimuccia. 




<<“It’s difficult to say good-bye.” 
He took my hands in his and I only just realized he almost matched me in height. “The bond of our hearts . . .” My eyes burned. “. . . spans miles, memory, and time.”>>


AMBIENTAZIONE E RIFERIMENTI POSSIBILI: Ovviamente, in questo caso, i riferimenti possibili sono la storia stessa e le varie leggende costruitesi attorno negli anni, però sappiate che il romanzo -togliendo l'elemento fantasy e la storia d'amore con il soldato- è veramente realistico e ripercorre tutte le tappe dell'esilio dei Romanov. Il libro inizia a Tobol'sk, dove la famiglia trascorrerà la maggior parte del tempo prima di essere trasferita a casa Ipati'ev (l'ultimo luogo "felice" che precede la catastrofe insomma) e si procederà poi a piedi per la tundra.





<<I’d not mourn the lost good memories—I would apply them to my heart as a poultice every time it ached. That was what positive moments were for—to help heal the wounds of the future. As long as we chose to remember them.>>


ANASTASIA: Bellissimo personaggio, come lo era anche nella realtà secondo me. Mi ha ricordato molto Hermione Granger durante la lettura del libro, solo molto meno risoluta in alcuni momenti fondamentali (di cui però non posso dirvi nulla altrimenti farei spoiler). Anastasia in questo libro non è solamente l'astuta Granduchessa ma è anche una mezza maga, in quanto aveva imparato da Rasputin i segreti per curare -solo temporaneamente purtroppo- il fratellino che soffriva di emofilia (questa è una parte vera della storia, tutti i Romanov ne hanno sofferto). Ripeto, alcune scelte del suo personaggio non le ho condivise del tutto, però mi è piaciuta molto questa svolta fantasy presa dall'autrice nei suoi confronti, mescolando insieme tutte le credenze che il popolo aveva nei riguardi di Rasputin.
Il compito della Granduchessa in questo libro non sarà solo quello di tenere al sicuro la sua famiglia -per quanto possibile- ma anche quello di imparare a conoscere il suo popolo. Ed ecco infatti che entra in scena Zash, il primo vero interesse amoroso di Anastasia, il quale le sbatterà in faccia la realtà delle cose riguardo il regno di suo padre.




<<My blood is my crime. If you look at it, it’s still red. If you touch it, it’s still wet. But if you listen to it, it speaks a single name in a pulsing chant. Romanov. Romanov. Romanov. For that name alone, bound to my blood like a Bolshevik is bound to the Russian Revolution, I am destined to die. Because not even royal blood can stop bullets.>>


ZASH: Fermi! So già quello che state pensando: Zash is the new Dmitri. No, per l'appunto. È vero che qualche similarità c'è, però caratterialmente i due sono diversi come il giorno e la notte. Zash è pur sempre un soldato con una backstory complicata incaricato di sorvegliare la causa di tutti i problemi del proprio paese (a differenza di Dmitri che essenzialmente scappava dalla legge) e non è che nemmeno lui si aspettasse di provare simpatia per la Granduchessa ma tant'è... gli ordini saranno sempre ordini e non si farà scrupoli ad eseguirli. Mi è piaciuto questo personaggio? Sni. Nel senso, non lo "butto via" perché comunque è essenziale per lo sviluppo della trama ma purtroppo a tratti mi ha ricordato Jon Snow (eh sì, purtroppo intendo quello dell'ottava stagione, quindi cogliete la metafora)... mi sta molto più simpatico il fratellino di Nastya se devo essere sincera. La fine però...😍




<<“Why do you want me like that?” I lifted my eyes, nervous to see his reaction. His gaze was open. Real. Not the stiff soldier persona, and it made every word skip my head and land on my heart. 
“You find joy in so many little things. For once . . . I want to see joy find you. Surprise you. You deserve it.” His fingers brushed mine, ever so lightly. My breath caught and I found myself fighting the urge to move closer. To twine my fingers in his. Instead, I stepped back. Because to lock my fingers with his would make it impossible to use them to descend a rope toward rescue. I had to be able to leave him behind. The very thought burned my throat and stole whatever magic had bloomed between us. He saw the change and asked quietly, 
“What is it? What’s wrong?” 
My voice came out thick. “I can’t . . .” I shook my head. “Ask me tomorrow, Zash.” I turned away, chills sweeping down my arms despite the day’s heat. There would be no tomorrow for the two of us.>>



GIUDIZIO: Leggere Romanov è stata veramente una bellissima decisione e mi pento di non averlo fatto prima. Mi è piaciuto praticamente tutto: lo stile della scrittrice è scorrevole ed ipnotizzante, ti spinge a continuare a leggere anche se non vuoi; in generale la trama è davvero ben delineata e, se devo proprio trovare una pecca, direi che tutto il contesto magico delle matriosche poteva essere spiegato un po' meglio, ma questo solo perché sono molto pignola io, dato che avrei voluto capire di più il funzionamento dell'inchiostro e soprattutto sapere se Rasputin conoscesse il famoso Dochkin che in più di un'occasione ha aiutato la famiglia Romanov. 
Per quanto riguarda il discorso retelling potete stare tranquilli, storicamente parlando non si va ad intaccare nulla (se siete aggiornati sulle ultime scoperte riguardo la rivoluzione considerate anche quelle, renderà il tutto ancora più plausibile) anzi, si aggiunge ancora più mistero alla vicenda! 
Dal punto di vista del romance, considerando che qui si tratta di uno YA, dopotutto posso ritenermi soddisfatta e penso che la scrittrice abbia giocato bene le sue carte. Soprattutto nel finale. Brava donna (ho bisogno veramente di leggere più libri del genere in questo periodo). 



<<“It’s not about more or less. We care about every soldier. I am a Romanov, and I will value life—every person’s life—above all else. There is nothing to gain from hatred of our fellow man.” 
Zash opened and closed his mouth several times until he finally shook his head with a small, stunned smile. “Don’t you realize these soldiers would likely let you escape if you really gave forth an effort? They love you.” 
They. Not we. He reached up and gently tugged the scarf from my head. He seemed closer. I wanted him closer. “They love you,” he said again. 
Somewhere, in the thin space between us, our hands found each other through the grass. A small touch—but enough to communicate that we both wanted more than captor and captive. Craved it.>>


🌹🌹🌹🌹

2 commenti:

  1. Non ci credo, esiste il libro di Anastasia! Grazie per avermelo fatto scoprire, lo leggerò assolutamente.

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