mercoledì 25 ottobre 2017

"Tartarughe all'infinito" by John Green

John, you did it again.

Ciao a tutti, come state? Io, per citare uno dei rompiballe più conosciuti in Italia "Sono molto euforica" perché, santo cielo, dopo ben sei anni di silenzio stampa... JOHN GREEN IS BACK, BITCHES!



TRAMA: Indagare sulla misteriosa scomparsa del miliardario Russell Pickett non rientrava certo tra i piani della sedicenne Aza, ma in gioco c'è una ricompensa di centomila dollari e Daisy, Miglior e Più Intrepida Amica da sempre, è decisa a non farsela scappare. Punto di partenza delle indagini diventa il figlio di Pickett, Davis, che Aza un tempo conosceva ma che, pur abitando a una manciata di chilometri, è incastrato in una vita lontana anni luce dalla sua. E incastrata in fondo si sente anche Aza, che cerca con tutte le forze di essere una buona figlia, una buona amica, una buona studentessa e di venire a patti con le spire ogni giorno più strette dei suoi pensieri. 



Squillo di trombe! Ragazzi, se John Green non mi avesse fatto un ritorno col botto, avrei pensato che stesse male: le mie aspettative non sono state deluse comunque, non preoccupatevi.

AMBIENTAZIONE E RIFERIMENTI POSSIBILI: Siamo ad Indianapolis in Indiana (U.S.A.) e, per chi non lo sapesse, è anche la città dove abita Green. 
Faccio fatica a trovare i riferimenti sinceramente, la storia è talmente originale -e "vorticosa" come i pensieri di Aza- che è difficilissimo scovarli. Il rapporto tra Aza e Davis mi ha ricordato un po' quello che avevano Dawson e Joey in Dawson's Creek, però dovremmo aggiungere i problemi mentali per lei e il dono della poesia per lui. E soprattutto, mi dispiace quasi per Dawson, dato che era un appassionato di cinema, Davis (notare che i nomi hanno le stesse prime due lettere tra l'altro... coincidenze? Io non credo😂 e poi il cognome di Aza è Holmes, lo stesso dell'attrice che interpretava Joey, cioè Katy Holmes) ha un cinema privato a casa, direttamente collegato a quello della città! Dura la vita dei miliardari insomma.





AZA HOLMES: Avendo letto Colpa delle Stelle come minimo tre volte -e tutte e tre le volte ho pianto anche le lacrime che non avevo- quando ho conosciuto Aza ho subito pensato di avere di fronte la parte umoristica repressa di Hazel che ha preso vita; in quel libro era come se venisse fuori giusto ogni tanto, grazie anche alla complicità di August... ma qui è tutta un'altra storia! Fate conto di avere davanti a voi la figlia segreta di Sherlock e Molly!
Aza è il personaggio perfetto, è paranoica ok perché ha un problema molto serio -un disturbo ossessivo compulsivo che si chiama ipocondria- però è fantastica. È impossibile non ritrovarsi in lei, non pensate alla fobia dei microbi o del C. difficile eh, pensate semplicemente alle piccole paranoie di ogni giorno, a partire dallo scrivere un messaggio! Quando siamo su WhatsApp e vediamo quello "sta scrivendo" o quando ci viene l'ansia perché non sappiamo cosa rispondere a qualcuno... insomma, Aza ci dimostra che alla fine della faccenda siamo tutti un po' pazzi.
A mio parere, il disturbo di cui soffre la ragazza è una specie di ipocondria "selettiva". Mi spiego meglio: lei ha una paura folle di infettarsi un taglietto che ha sul dito e quindi cambia molto spesso il cerotto che va a proteggere la ferita, però non fa una piega quando si tratta di avventurarsi nelle fogne per una mostra d'arte (sì, avete letto bene "fogne"). Capite il paradosso? Il bello comunque è stato che, nel momento in cui l'ho pensato, nel libro è comparso quasi per magia un pensiero di Aza nel quale diceva più o meno "Vai a capire tu perché questa cosa mi faccia schifo e l'altra no". Ecco, prima mi sono bloccata per due minuti, poi ho pensato: John caro, ci siamo dati al mentalismo?


<<Hai la sensazione di essere una minaccia per te stessa? Ma qual è la minaccia e qual è te stessa? Io non ero non una minaccia, ma non sapevo dire per chi o che cosa, i pronomi e gli oggetti della frase erano confusi dall'astrattezza del tutto, le parole mi risucchiavano nell'abisso non linguistico. Tu sei un noi. Tu sei un tu. Tu sei una lei, un esso, un loro. Il mio regno per un io.>>


DAVIS PICKETT: Quanto non sono sottovalutati i ragazzi che scrivono poesie? O che scrivono in generale? Questo mi ha appena riportato alla mente un momento molto comico di "Lo sbaglio" della Elle Kennedy, dove il protagonista -John anche lui, tra l'altro- deve scrivere una poesia d'amore alla ragazza che ama (non di sua spontanea volontà... leggete il libro vi prego!) e i suoi amici ridono di lui. Ma dai. Lo sanno tutti che le ragazze apprezzano gli uomini che sanno scrivere! Se io potessi sposare uno scrittore, lo farei seduta stante. Prima voglio sapere cosa scrive... poi lo sposo (se non è brutto come Zio Voldy, OVVIOH)!
Ma, tornando a noi, Davis è il giovane rampollo di casa Pickett: padre scomparso, orfano di madre (situazione che condivide con Aza, dato che lei ha perso il papà), vive con il fratellino Noah ed un tuatara (altro che Mr. Kipling di Hey Jessie!) nella casa più bella che possa esistere ad Indianapolis. È un ragazzo molto dolce, non è mai andato d'accordo con il padre perché non si è mai comportato come tale ed ha sempre dovuto occuparsi lui di suo fratello. Come vi accennavo prima, ha un talento naturale per scrivere poesie. 


<<"Mi piacciono le poesie brevi con schemi metrici strani perché la vita è così."
"La vita è così?" ho detto.
"Sì. Rima, ma non nel modo che ti aspetti.">>


GIUDIZIO: Ho dovuto "mettere in pausa" la recensione e dormirci su per pensare bene a cosa scrivere in questa sezione. Vi giuro, sono ancora mezza intontita.
John Green, credo che con questo libro tu abbia fatto centro ancora di più che con Colpa delle Stelle.



Primo punto fondamentale da osservare è la maniera con cui l'autore tratta il disturbo di Aza: i suoi pensieri che cadono sulle pagine in stile flusso di coscienza di Joyce... io non ho parole, davvero. Soprattutto perché è difficile trovare uno scrittore che sappia cimentarsi con questo stile ed uscirne indenne dall'esperienza e anzi, in questo caso, non solo indenne ma vincente!
Lo stile di Green spazia però anche verso il genere di Stevenson, perché la malattia di Aza -che lei a volte chiama il demone- dà vita ad una personalità tutta sua che la spinge a farsi del male... e allora lì è come se fossimo all'interno di Dottor Jekyll e Mr. Hyde.
Quando poi Aza scopre il blog segreto di Davis troviamo un altro stile ancora, quello delle piccole poesie che racchiudono un significato profondo: l'ermetismo. Quindi, se poteste fondere Ungaretti, Stevenson e Joyce in un solo uomo, otterreste John Green!



La storia d'amore è abbastanza travagliata ma bellissima. Davis è un ragazzo davvero carino e coccoloso che non potete non amare, mentre Aza si trova a dover combattere con questo suo disturbo che condiziona tutti i momenti della sua vita... anche quando decide di baciare il ragazzo che le piace. Davis è davvero un ragazzo speciale perché capisce il suo problema e le sta accanto, come lei d'altronde sta vicino a lui ed al fratello intanto che il loro papà è scomparso.
Io così ogni volta che erano insieme:




Volevo dedicare un pezzettino del "giudizio" all'amicizia tra Aza e Daisy. Quest'ultima è l'amica pazza che scrive fanfiction su Chewbecca di Star Wars. Anche in questo caso John ci ha preso, ma non perché abbia descritto l'amicizia perfetta tra due personaggi di un libro... no, no! Ha descritto una situazione tipo (questa parola la sentirete fin troppo nel romanzo e spero sia un errore di traduzione perché non m'immagino Green che scrive "kind of" o "kinda" ogni due per tre) talmente verosimile da causarmi la pelle d'oca... 






... ed è anche questo uno dei motivi per il quale John Green è uno dei miei autori preferiti: l'abilità nel descrivere un rapporto umano con poche parole d'effetto. Situazione che in realtà è applicabile a tutto il libro perché quando sono arrivata alla fine, a pagina 333 (contando che inizia alla 9), la prima cosa che ho pensato è stata: "Ma come? È già finito?" -probabilmente il tutto è anche dipeso dal fatto che l'ho letto in un solo giorno! Cooomunque... a lettura terminata, e dopo aver realizzato che effettivamente non ho avuto infarti troppo gravi, ho sospirato come nelle più grandi storie d'amore ed ho chiuso il libro con un bel tonfo soddisfatto ed un sorriso stampato in faccia.




<<Ti ricordi il primo amore perché ti mostra, ti dimostra che puoi amare ed essere amato, che a questo mondo non ci si merita niente tranne l'amore, che l'amore è come diventi una persona e perché.>>



P.S. E il titolo che cosa mai vorrà dire? Ha un significato più profondo di quello che pensate, credetemi. Buona lettura!





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